Giro d’Italia 2023, Silvio Martinello: “I corridori devono fare i corridori”
Silvio Martinello traccia un bilancio della seconda settimana del Giro d’Italia 2023. Il giorno di riposo è tradizionale occasione per fare il punto e l’ex corridore ora commentatore per RadioRai non manca questo appuntamento, soffermandosi sulla questione più spinosa emersa questa settimana, ovvero le proteste del gruppo in occasione della tredicesima tappa che hanno portato a cancellare completamente il San Bernardo, lasciando una tappa di appena 74,6 chilometri che ha lasciato l’amare in bocca un po’ a tutti, anche a molti corridori. Nel suo lungo intervento, che vi riportiamo qui di seguito integralmente, affidato ai sociali, il campione olimpico di Atlanta 1996 sottolinea che ad uscirne male, ancora una volta, sono proprio i corridori stessi, che avrebbero creato un importante danno d’immagine a loro stessi e al ciclismo.
“Ci eravamo salutati lunedì scorso con l’addio di Evenepoel per Covid, con tutte le polemiche che lo hanno accompagnato e che piano piano si stanno attenuando. Nel frattempo ne sono emerse altre per quanto accaduto nella 13 tappa e la cancellazione dei primi 132 km per ipotetiche condizioni meteo estreme, non verificatesi. Un’altra brutta pagina, mal scritta, mal argomentata e mal gestita. Sempre la solita e consueta musica insomma, il passato non insegna nulla.
A farne le spese continuano ad essere sempre e solo i corridori, direttamente o indirettamente, sempre lì si cade. Se alcuni tra loro continuano, a distanza di giorni ed anche di fronte alle evidenze, a sostenere che l’azione messa in atto era legittima, altri hanno preso le distanze. I rappresentanti “sindacali” catalizzano su loro stessi la responsabilità e a giustificare l’ingiustificabile, senza rendersi conto dell’ennesimo danno procurato. Lo sostengo da sempre, i corridori devono fare i corridori, pensare al loro gratificante lavoro che non poggia su regole e condizioni applicabili in altri contesti professionali, anche sportivi.
E con ciò lungi da me sostenere che devono essere mandati al “macello” come i gladiatori nell’arena. Il protocollo che deve prevalere è quello del buon senso e del rispetto di tutti gli attori in campo; tra questi c’è anche il pubblico, che non paga un biglietto ma rappresenta l’entità finale a cui è rivolto il messaggio commerciale che i corridori portano in giro per il mondo sulle loro maglie. Senza corridori non si farebbero le corse, senza organizzatori non ci sarebbe un calendario, senza squadre non ci sarebbero gli sponsor, senza sponsor non esisterebbe il ciclismo, senza la passione del pubblico andremmo tutti a casa!
In 18 anni di professionismo ho partecipato direttamente a diverse prese di posizione, scioperi ed azioni di ogni genere, ne siamo sempre usciti con le ossa rotte. Sono trascorsi gli anni, ora i rappresentanti degli atleti siedono, (più per forma che per sostanza), nei tavoli dove si prendono le decisioni, ma continuano ad uscirne con le ossa rotte, con danni d’immagine enormi, incrinando la loro credibilità e l’aura da super eroi con cui chi racconta le loro gesta, spesso li dipinge.
Le polemiche non cancellano comunque quanto di buono abbiamo visto, un Giro che per la classifica è apertissimo e narcotizzato dal tatticismo esasperato, ma che in questo secondo segmento di gara ha dato spazio ai coraggiosi che, nel disinteresse generale, hanno saputo ritagliarsi spazi importanti. Nelle 6 frazioni in programma da martedì 16 a domenica 21 maggio, abbiamo assistito all’arrivo di 5 fughe e ad uno sprint di gruppo: Cort Nielsen a Viareggio, Denz a Rivoli e Cassano Magnago, Rubio Reyes a Crans Montana, Mcnulty a Bergamo e la volata di Ackermann a Tortona che ricorderemo, soprattutto, per la spettacolare rimonta di Milan, non finalizzata per pochi centimetri.
Il fattore meteo è in miglioramento, pertanto la durissima ultima settimana si dovrebbe correre in condizioni ottimali, far dimenticare al pubblico le polemiche e concentrarsi sulle gesta dei campioni. Il terreno non manca, le ultime 6 tappe di questo Giro riservano 3 arrivi in salita (Monte Bondone, Val di Zoldo e Tre Cime di Lavaredo), una crono con ultimi 7,3 km in salita al Monte Lussari con pendenza media del 12,1 % e due sprint; ce n’è in abbondanza per assistere ad un gran finale che non mancherà di divertire ed appassionare. Buon finale di Giro d’Italia”.
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